Da tempo, direi dal 1997 (quando ho aperto il mio primo sito personale, a 13 anni) un gruppo di cyberbulli, che naturalmente si nascondono dietro l’anonimato, usando nickname come Catrame, SiMcarD (o, ad essere precisi, _-=SiMcarD=-_ ®), Uniposta, La Chiavica di Peppino, Cibba, Pipino lo Breve, BlowGiobbe, Yoghurt, mi bullizza tramite i newsgroup, noti anche come Usenet, un sistema di “forummistica” ormai obsoleto, e ormai utilizzato solo da nerd di mezza età, zitelli, maschi e “verginoni”, persone nate tra la metà degli anni 60 e la fine degli anni 70, di solito diplomate all’Itis, patite di informatica, cresciute nelle periferie delle metropoli del Nord Italia.
Ho scoperto dell’esistenza di Usenet quando, ancora minorenne, un tizio mi comunicò che aveva conosciuto il mio sito proprio tramite una ragazzina “procace e peperina” che si presentava in uno di questi gruppi, it.news.qualcosa, e si metteva “simpaticamente” in mostra, usando il mio nome e la mia faccia.
Ovviamente, solo dopo mi resi conto che si trattava di uno, o forse più d’uno, “doppelgänger“, che mi impersonavano con fare malizioso e ammiccante. Il tutto aveva un “non so che” di parafiliaco e feticistico: questi maschioni eterosessuali sui quaranta che si divertivano ad usare le sembianze di una giovane fanciulla bassista e minorenne per attizzare dei coetanei segaioli, “morti di pc” e “morti di figa”, o per raccogliere commenti sessisti usando come bersaglio una persona molto giovane e che, essendo di sesso femminile, doveva essere bersaglio dell’approvazione (o disapprovazione) di carattere estetico di questi proto-ingegnerucoli single per scelta altrui.

Il trattamento che mi riservavano, a mia insaputa, e senza che io, tredicenne, potessi averne consapevolezza, era a metà tra il vessarmi per le mie origini meridionali, o per il mio aspetto poco “piegato” alle aspettative del desiderio del maschio etero, e l’usare la mia faccia per impersonare “una puttanella“, e usarmi per fantasie onanistiche.
In pratica, il fatto che una minore aprisse un diario online, per metterci le foto del suo basso, del nuovo taglio di capelli “rock”, dei suoi concerti, usando il suo nome, permetteva a questi “signori” anonimi di avere un volto e un nome per poter “giocare”.
E’ un po’ come quando, in un sito di incontri per lesbiche, due ragazze supersexy chattano, dicendosi porcate irripetibili, ma in realtà si tratta di due uomini barbuti e calvi, in canottiera e col petto peloso, che vivono fantasie omoerotiche. Forse entrambi sanno chi c’è realmente dall’altra parte, e forse non importa davvero, perché sono innamorati “della fantasia” che impersonano.
Allo stesso modo, questi cyberbulli si dividono in quelli che mi impersonano, e quelli che offendono la mia caricatura, “lanciando bucce di banana” virtuali, e offendendo con pretesti “leghisti” (contro i meridionali) e sessisti (disprezzando per dati estetici).
Ma mia accettabilità ai loro occhi dipenderà dal mio essere “pesoforma“, e dal mio essere aderente all’immaginario consumistico delle fantasie masturbatorie dell’uomo etero poco fortunato col gentil sesso.
A condire il tutto, ovviamente, le battute omofobe, dell’uomo che “cammina rasente alle pareti” se qualcuno dei gruppo appare lontanamente gay, e, di conseguenza, essendolo, dovrebbe vivere avendo come costante oggetto di desiderio il primo etero puzzolente che passa (omofobia: pensare che un gay ti voglia trattare come tu tratti le donne).
Ovviamente, le battute misogine a me rivolte si basano tutte sulla pretesa che l’obiettivo della mia vita sia il vigoroso membro del maschio etero, e che tutta la mia esistenza gli ruoti attorno. In particolare, quello dei questi “geometri del catasto” panciuti e di mezza età.

Si, perché i tizi trentenni che mi “tiravano le trecce” quando avevo 14 anni, sono adesso, dei padri di famiglia con figli, se non degli scapoloni in là con l’età.
Se la maggior parte dei trentenni che, a fine anni 90, passava le giornate su usenet, sfottendo i meridionali, stranieri, donne e gay, si è fatto una vita, ci sono quelli che, dieci e più anni dopo, sono ancora lì, perché non hanno trovato di meglio da fare. Vivono ancora questo cameratismo “omoerotico” coi compagnoni zitelli, a fare battute politicamente scorrette, pecorecce, volgari, ammantati dall’anonimato.
Negli ultimi anni, per lavoro, ho conosciuto molti avvocati, e i miei studi mi hanno permesso di conoscere bene le leggi contro il cyberbullismo, e potrei agire per porre fine a questi comportamenti disdicevoli, ma non so se ho tempo da dedicare a queste persone, che hanno impiegato più di dieci anni ad opprimere una persona di 15 e passa anni più giovane. Anche quando usano solo il mio Alias, e non i miei dati anagrafici, rischiano legalmente.
Ho sperato che smettessero, ma non per paura di una denuncia.
Ho sperato che maturassero, che capissero che non è così che si dimostra di essere “forti”…ho sperato che alla loro età, le loro priorità fossero diventate carriera e famiglia.
Invece, di loro, sono semplicemente invecchiati i corpi, caduti e imbiancati i capelli, ma il cervello è rimasto quello da segaioli gamer di sedici anni, pieni di ribellione e con gli ormoni a palla.

 

Sul CyberBullismo di UseNet, dei Newsgroup

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