Prof di italiano e stereotipi di genere

Italian anchorman and columnist Gianfranco Funari sitting in the armchair. 2000 (Photo by Rino Petrosino/Mondadori via Getty Images)

Si vocifera che il mio prof di italiano sia gay.
Premetto che da queste parti è davvero difficile conoscere gay dichiarati, e su di lui non ho ancora un’idea chiara.
La cosa sicura è che ha una visione dicotomica e tradizionale dei generi.

Se da un lato esalta la pansessualità di Alessandro Magno, dei greci e dei latini in genere, la bellezza dell’androginia maschile (che lui chiama “effeminatezza”),
dall’altro poi ha praticamente costretto i miei compagni di classe a tagliare i propri capelli lunghi, che tra l’altro non dispiacevano affatto alle mie compagne di liceo e a me.
Quando una mia compagna, Giulia, ha protestato, le ha chiesto se si sarebbe mai rasata a zero. Lei, sorpresa, ha detto di no, e il prof ha risposto “Allora perché lui dovrebbe portare i capelli come i tuoi”?
Sono discorsi reazionari e senza senso. Io trovo molto attraenti i ragazzi coi capelli lunghi.
Penso a quando aveva indotto le ragazze a venire in gonna. Non riesco a capire come un gay possa essere maggiormente sessista rispetto agli altri docenti etero, ma forse è vero che alcuni gay hanno un problema di misoginia. Osservo, mio malgrado, che nelle sue classi sono le ragazze ad essere maggiormente bocciate.

Prof di italiano e stereotipi di genere

Non so cosa mi infastidisce del suo sessismo e nel suo riproporre modelli stereotipati di maschile e di femminile. Ci rifletterò. Fino ad allora mi unisco al coro di compagni e compagne che lo prendono in giro. Anche se a suo modo lui mi attrae. Non fraintendete: non è di certo un’attrazione fisica.
A proposito di fisicità: ho iniziato a scrivere dei racconti erotici. Ad ispirarmi è stata la notizia, data dal prof e confermata dal miei compagni, che la TV locale “teleMed“, dopo la mezzanotte, proietta film erotici, anche se pesantemente censurati. L’ho scoperto per caso la notte di capodanno, dopo mezzanotte, ma solo da quando ho la tv in camera la cosa si è fatta interessante.
Diciamo che le avventure del “conte alcide” hanno ispirato alcuni miei racconti, che non hanno traccia di contenuti autobiografici, ma, si sa, quando è pura immaginazione, le cose vengono meglio.
Invio i miei racconti a Rosario e ad Alberto, i quali li definiscono dei “finissimi capolavori”. Credo che sia un modo per creare cameratismo con i miei compagni e amici. Credo che questo seppellisca anni di bullismo. In questa classe mi trovo bene, per la prima volta. Non importa se lo strumento per socializzare sono caricature e vignette, o fantasie erotiche, io adesso sto bene, e questa è l’unica cosa che conta.

Prof di italiano e stereotipi di genere

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